domenica 2 novembre 2014

L’economia della condivisione: da Slow Food a internet.

Il precedente post (Terra Madre e Google, la rete fisica e la rete virtuale) riproponeva il messaggio del fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, alla presentazione della rispolverata Arca del Gusto in occasione dell’ultimo Salone di Torino, circa la forza e l’importanza della rete (e delle sue potenzialità politiche) insita in Terra Madre. Una rete fisica messa a confronto, ma non come alternativa, alla rete virtuale di Google e, se vogliamo, ad internet in linea generale.

La rete fisica e la rete virtuale sono due piani che si incrociano, si coniugano e creano un
formidabile sistema di comunicazione che, grazie al digitale ed alle nuove tecnologie, è in continua accelerazione; la stessa accelerazione a sua volta provocata nei processi economici, umani, culturali.
Nel caso specifico di Terra Madre, il filo che collega la rete è la difesa, la tutela e la valorizzazione della biodiversità dei tanti nodi della rete stessa (associazioni, produttori, contadini, pescatori, comunità del cibo, ecc.).

Più in generale il mondo virtuale di internet ha messo in collegamento le persone, in tempo reale: in fin dei conti si tratta di una cosa semplice che, però, ha ribaltato lo status della comunicazione. Nel marketing si è passati, in relativamente poco tempo, da una comunicazione diretta delle aziende verso il consumatore, dove protagonista era il prodotto, ad una comunicazione in cui al centro c’è l’utente ed il dialogo è alla pari. Un dialogo non più unidirezionale ma bidirezionale, o forse sarebbe più giusto dire fluido, nel senso che può essere condiviso con altri consumatori, perché non riguarda solo il prodotto e il bisogno che va a soddisfare, ma anche gli interessi, i valori e l’aspetto culturale.

Le imprese quindi si devono porre in modo diametralmente opposto rispetto a 15/20 anni fa e devono arrivare all’anima del consumatore e dei suoi interessi, anche perché egli non vuol essere più un soggetto passivo ma partecipativo al processo produttivo.
Internet e il web hanno permesso alle persone di essere protagonisti e produrre contenuti: pensiamo ai social network, pensiamo al mondo delle recensioni che possono determinare la fortuna o la sfortuna di prodotti o aziende.



Il consumatore co-produttore è anche uno dei protagonisti fondamentali della rete fisica di Slow Food e di Terra Madre, perché “nella dimensione locale il consumo diventa l’atto finale, non più separato, nel processo produttivo”. Una scelta attiva e consapevole verso un prodotto che dal campo coltivato va sulle nostre tavole è un atto politico che, nella sua semplicità, ci allontana dal giogo delle multinazionali che impongono la standardizzazione dell’alimentazione.
Co-produrre, essere co-produttori, significa far parte della comunità del cibo, insieme a chi coltiva, alleva, trasforma e distribuisce; significa condividerne le azioni virtuose e le idee di rinascita per un sistema del cibo che, tornando ad essere armonico ed equilibrato, permetta alla Terra di prosperare e rigenerarsi” (da Terra Madre, di Carlo Petrini, ed. Giunti).
Ed in questa dimensione locale il sistema economico riesce a difendere la biodiversità e quindi tutte quelle risorse naturali che hanno una propria specificità legata al territorio ed alla cultura dei luoghi e degli uomini che vi abitano. In un convegno dell’ultimo salone del Gusto c’è chi ha sintetizzato questo pensiero in “local branding contro global branding”.
La diversità e la specificità sono valori da difendere e tutelare, perché basilari per la tenuta delle economie locali.

Parallelamente, nella rete virtuale del web, dove il mercato è globale per definizione, chi vuol emergere va alla ricerca di una propria dimensione unica: è il tema della long-tail, modello economico secondo il quale le produzioni di nicchia hanno una maggiore possibilità di emergere nel mercato grazie alla minore concorrenza.
Non solo, dalla parte del consumatore l’esigenza è sempre più quella di essere parte di un’esperienza attiva ed unica, da condividere, naturalmente, in rete.

La globalizzazione della rete virtuale può quindi essere una grande opportunità per liberare le diversità e nello stesso tempo combattere i difetti della globalizzazione del sistema economico.

E’ un processo questo che, nel campo dell’online, è considerata una conseguenza del web 2.0, ma che Slow Food e Carlo Petrini dimostrano come possa essere legato a rinnovati principi di equilibrio economico mondiale grazie ad una rete fisica che li condivida.



Commentate pure, meglio però se non siete d’accordo

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