sabato 21 dicembre 2013

Considerazioni su OTA e Turismo in Italia

Hotel Domani è un mensile mio coetaneo: ha compiuto infatti 40 anni ed è un prodotto editoriale specializzato nel settore dell’accoglienza, immancabile sulle scrivanie degli operatori alberghieri. A volte si può anche trovare tra le riviste lasciate nelle hall, ma in quel caso non è una cosa buona e giusta perché si sbagliano i destinatari del giornale, che sono appunto gli albergatori e non i propri ospiti.
La prima rubrica è naturalmente l’editoriale del suo direttore, Renato Andreoletti, che
ogni mese stimola puntualmente un dibattito attorno ad una delle tante tematiche, anche d’attualità, del mondo del turismo. Un bell’angolo di confronto tra le opinioni degli operatori italiani.

Nell’ultimo numero Andreoletti ha messo sul tavolo la questione delle OTA, i grandi intermediari stranieri che quasi monopolizzano il mercato, sfruttando l’offerta turistica italiana. Nell’editoriale dal titolo, provocatorio ma non solo, “Riprendiamoci l’Italia!”, scrive:

Il debito pubblico italiano ha sfondato quota 2000 miliardi, Governo e Parlamento raschiano il fondo del barile per trovare le risorse per rilanciare l'economia, nessuno si accorge che ogni anno le multinazionali dell'intermediazione online sottraggono all'Italia da 10 a 20 miliardi di euro di commissioni ingiustificate e altri 5 miliardi di euro di tasse non pagate in Italia.
Booking, Expedia, Tripadvisor, Trivago, Kayak speculano sull'analfabetismo informatico di operatori e amministratori pubblici e sottraggono all'Italia risorse miliardarie che andrebbero investite nell'adeguamento di strutture, servizi e infrastrutture.
I tour operators tradizionali producevano turismo attraverso la loro attività di promozione del territorio e della nostra ricettività.
I tour operators online (le Ota) non producono nulla, incamerano commissioni dal 15 al 30 per cento su turisti che hanno già deciso di venire in Italia e usano il computer per prenotare cercando il miglior prezzo.
Non portano un solo turista in più, speculano sul ruolo dell'Italia nel turismo mondiale, deprimono i prezzi abbattendo il rapporto qualità/prezzo.
Basterebbe un Booking Engine nazionale per risolvere il problema.
Le Ota inoltre hanno sedi all'estero, non pagano tasse in Italia sui miliardi di euro che lucrano grazie a noi. Idem Google e Facebook.
Guadagnano indebitamente sul nostro petrolio!
Per Tripadvisor l'Italia è il primo Paese per fatturato in Europa.
Loro diventano sempre più ricchi, noi ci stiamo impoverendo. Siamo matti? Sì.
Recuperiamo la nostra sovranità nazionale mandando la Guardia di Finanza nelle loro sedi, indagandoli per evasione fiscale.
Diamo vita con urgenza a un Booking Engine nazionale che recuperi almeno 10 miliardi di euro di commissioni da investire nel turismo in Italia.
Onorevole Letta, ministro Bray, svegliatevi! Ci trattano come una colonia.
Riprendiamoci l'Italia.

Un bel sasso nello stagno del nostro dormiente sistema turistico, a cui ho voluto rilanciare una risposta, spostando più l’attenzione e per certi versi la responsabilità sul settore privato:

Gentile Sig. Andreoletti,

sono d'accordo sul grido d'allarme da lanciare, meno sui termini in cui è stato posto. Le Ota e in generale tutti gli strumenti online che vendono la nostra ospitalità sono straniere e lucrano con le loro provvigioni grazie alla naturale attrattiva turistica italiana. La colpa è solo nostra, di noi operatori turistici italiani, perché nessuno ha avuto la fantasia, la voglia e il coraggio di un'iniziativa su internet come è Booking.com o Tripadvisor. Abbiamo avuto paura di internet, abbiamo avuto paura di investire su qualcosa di innovativo, abbiamo avuto paura di innovare e adesso quel treno è passato. Sicuramente ne passeranno altri, perché il mercato cambia grazie alle nuove tecnologie, ma per farlo dobbiamo rinnovarci, sia in noi stessi per una maggiore intraprendenza verso il nuovo, sia le nostre classi dirigenti (non solo politiche) ancorate alla conservazione.

Dobbiamo essere meno egoisti, meno corporativi e più intraprendenti, perché non possiamo aspettare che il governo ci faccia un Booking Engine nazionale; non possiamo pretendere che se il mercato dell'intermediazione turistica online è straniero, allora il governo o la politica deve farsene carico. E' l'imprenditoria privata che deve dimostrare di non essere impreparata al futuro.
Alle istituzioni dobbiamo chiedere, o forse meglio urlare, di semplificare, di dare il buon esempio e di ridare fiato economico in termini di imposizione fiscale.
Ma l'iniziativa economica deve essere del mercato (italiano): eravamo o no famosi per la fantasia e l'intraprendenza? Dobbiamo tornare ad esserlo.

Tra l’altro, nel frattempo la regione Piemonte ha seguito l’esempio della Toscana proponendo un booking engine regionale, anzi per certi versi l’ha superata grazie ad un sistema di prenotazione più funzionale, sviluppato da una delle più famose software house specializzate in circolazione.

Rimango ancora dell’idea che ognuno dovrebbe mantenere il proprio ruolo (vedi uno dei primi post di questo blog): il privato faccia il privato, il pubblico faccia il pubblico. Certo è che se il sistema imprenditoriale resta indietro, dovrebbe toccare all’amministrazione pubblica prendersi il compito di recuperare, in qualche modo. Però, in Italia, a parte il fatto che la pubblica amministrazione non riesce a fare il proprio e figuriamoci ulteriori compiti, è ancora aperta la questione sulla competenza del turismo: da quando non esiste più il ministero del turismo, tale competenza è in mano alle regioni e ci ritroviamo con un esercito di enti tutti a fare promozione interna ma soprattutto internazionale.  E chissà quanti booking engine regionali, provinciali, locali potremmo aspettarci!

Back to basics per tutti: sia per il settore privato che per quello pubblico, si riparta dal fare bene i fondamentali e il resto verrà da sé.





Commentate pure, meglio però se non siete d’accordo

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