domenica 11 novembre 2012

Il meglio deve ancora venire


Il meglio deve ancora venire.

Questa è la frase-simbolo del discorso di ringraziamento del presidente Obama per la sua rielezione.

La stessa frase può anche rappresentare la sintesi della situazione italiana…visto che dopo aver toccato il livello più basso di sempre…non possiamo che risalire. E quindi il meglio ha da veni’ (speriamo)!

Mi son ripromesso di non affrontare temi politici, nel senso dell’attualità politica nazionale o locale, o, peggio ancora, di partiti o movimenti, ma quel discorso di Obama va oltre.

Sforziamoci di leggerlo, depurandolo dalla retorica e consapevoli di tutti i limiti che la nostra cultura vede in quella statunitense, e ci apparirà chiara una visione patriottica di un popolo unito, collaborativo (come, tra l’altro fa notare Massimo Chiriatti, in “Gli ingredienti per una stagione di crescita”), pieno di speranza per il futuro.


O meglio, questa è l’idea di fondo che Obama disegna per gli USA e ne fa una sorta di incoraggiamento affinché quei valori siano condivisi da tutti.


E lo fa partendo dalla storia:

Stasera, più di duecento anni dopo che un’ex colonia si era conquistata il diritto di determinare il proprio destino, il compito di perfezionare la nostra unione fa un passo avanti. Fa un passo avanti grazie a voi. Fa un passo avanti perché avete riaffermato lo spirito che ha trionfato sulla guerra e sulla depressione, lo spirito che ha sollevato questo paese dalle profondità della disperazione fino alle grandi altezze della speranza, la convinzione che benché ciascuno di noi insegua i propri sogni individuali, noi siamo un’unica famiglia americana, e uniti cresciamo o cadiamo, come un’unica nazione e come un unico popolo.

Dà un senso alla Politica:

So che le campagne elettorali possono sembrare meschine, a volte stupide. È una cosa che fornisce munizioni ai cinici che ci dicono che la politica non è altro che un confronto fra ego, o il dominio degli interessi speciali. Ma se vi capiterà mai l’occasione di parlare alla gente che ha partecipato ai nostri raduni, e che si è stretta nelle palestre di liceo, o che ha visto la gente che lavorava fino a tardi negli uffici della campagna elettorale nella più piccola contea lontano da casa, allora scoprirete che le cose sono diverse. […]Sentirete il profondo patriottismo nella voce della moglie di un militare che sta al telefono fino a tarda notte per accertarsi che nessuno di coloro che lottano per questo paese debba più combattere per avere un lavoro o un tetto sulla testa quando tornano a casa.
Ecco perché lo facciamo. Ecco cosa può rappresentare la politica. Ecco perché le elezioni contano. Non è una cosa da poco, è grande. È importante. La democrazia in una nazione di trecento milioni di abitanti può essere rumorosa, e caotica e complicata. Abbiamo tutti le nostre opinioni. Ciascuno di noi ha convinzioni profonde e sentite. E attraversare tempi difficili, quando come paese prendiamo decisioni importanti, necessariamente ciò desta passioni, desta polemiche.[…]
Stasera avete votato per l’azione, non per la solita politica. Ci avete eletto per concentrarci sul vostro lavoro, non sul nostro.[…]
Ma questo non significa che il vostro lavoro sia finito. Il ruolo del cittadino nella nostra democrazia non si conclude col vostro voto. L’America non è mai stata fondata su ciò che può esser fatto per noi. È ciò che può esser fatto da noi, tutti insieme col duro e frustrante ma necessario lavoro di auto-governo. Quello è il principio sul quale siamo stati fondati.

Ricorda i valori su cui si basa lo “stare insieme” per un’idea di futuro e di speranza per tutti:

A rendere l’America un’eccezione sono i legami che tengono unita la nazione più diversificata della Terra. La convinzione che il nostro destino sia condiviso; che questo paese funzioni solo quando accettiamo certi obblighi l’uno verso l’altro, e verso le generazioni future. La libertà per la quale così tanti americani hanno lottato e perso la vita porta responsabilità, oltre che diritti. E fra esse ci sono l’amore, la carità e il dovere e il patriottismo. Ecco che cosa rende grande l’America. […]
Credo che possiamo afferrare questo futuro insieme, perché non siamo così divisi quanto la nostra politica sembra suggerire. […] Siamo più grandi della somma delle nostre ambizioni individuali, e restiamo più di una somma di stati rossi e stati blu. Siamo e per sempre saremo gli Stati Uniti d’America.

Esiste poi un paese che è stato impero e culla del diritto; che nel proprio territorio ha tangibili segni di una storia e di una cultura come nessun altro al mondo; che da politicamente diviso ha trovato la propria unità sotto valori patriottici risorgimentali; che si è spaccato alla fine di una dittatura per poi ritrovarsi sotto la svolta repubblicana e poi ripartito grazie a un impressionante boom economico.
Sarà pure che Obama ha una capacità dialettica straordinaria, però il confronto con l’Italia di oggi è devastante: non solo il popolo italiano non si ricorda più la propria storia e le basi del proprio stare insieme, ma nessuno gli rinfresca la mente.
Non credo sia retorica e che ci sia bisogno di farla, ma sicuramente abbiamo bisogno di tornare ai “fondamentali” e ad essere un popolo che crede ai valori che lo tengono unito.

Solo così rialzeremo la testa.


Commentate pure, meglio però se non siete d’accordo

Nessun commento:

Posta un commento