giovedì 15 marzo 2012

Intermediazione vs Disintermediazione


L’intermediazione turistica è rappresentata da tutti quei passaggi, di vendita e di organizzazione, che si interpongono tra il turista e il servizio prodotto (hotel, ristorante, aereo, e quant’altro). Come in tutti i settori, anche in quello turistico ogni passaggio è una provvigione o un costo, in base al punto di vista, sempre comunque in percentuale rispetto al venduto. C’ho che differenzia l’intermediazione nel settore turistico rispetto ad altri mercati, è l’ambiente in cui vive, sempre più online.
Accanto ai più classici Tour Operator e Agenzie di viaggio, anch’essi comunque non esenti dall’uso di strumenti web, sono nate, evolute e prosperano le OTA (o OLTA, Online Travel Agency), in pratica intermediari che vendono servizi turistici esclusivamente in rete.

La disintermediazione è chiaramente la “corrente di pensiero” opposta, che trova anch’essa la sua massima, ma non esclusiva, espressione online: la finalità è quella di riuscire a vendere i propri prodotti direttamente al turista finale (dal produttore al consumatore), senza nessuno in mezzo. Quindi, tutto quanto serve a portare all’attenzione del potenziale ospite il sito internet del nostro hotel, per poi convincerlo a prenotare attraverso il nostro booking engine, è disintermediazione: attenzione all’indicizzazione del sito sui motori di ricerca, politica di intervento sui social media, monitoraggio alle recensioni sui portali, promozione, sono alcune delle azioni della strategia disintermediante che un hotel può mettere in atto. E’ chiaro che non sono del tutto gratuite, ma sono rappresentate da un costo fisso rispetto al fatturato che possono stimolare.

Del rapporto tra intermediazione e disintermediazione si discute in molti angoli della rete, così come in seminari e conferenze varie, per cui si possono trovare migliori interpretazioni che in questo post; però è anche vero ognuno di noi è il risultato della propria cultura, o meglio della propria esperienza.

Sperando di non essere troppo autoreferenziale, il curriculum del sottoscritto comprende un periodo da pubblico amministratore durante il quale si occupò di servizio idrico del proprio comune. Una volta appresa la situazione di approvvigionamento idrico del comune (quanta acqua e da dove arrivava) venne elaborato una sorta di piano d’intervento con lo scopo di aumentare la portata in adduzione del prezioso elemento. All’attuazione del piano la rete di distribuzione sarebbe stata alimentata da sorgenti provenienti dall’Amiata, sorgenti locali, un campo pozzi a sud dell’Argentario, un pozzo a nord, alcuni pozzi locali, potabilizzatori, dissalatori e una rete di distribuzione di acqua ad uso industriale (quindi non potabile). L’idea di fondo era la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, con l’idea che se anche una si fosse esaurita, le altre avrebbero potuto sopperire, almeno in parte, alla minore portata d’acqua.


Applicare l’idea della diversificazione è un altro modo di definire i propri canali, intermediati o disintermediati, di vendita. Ogni hotel, così come ogni ristorante o altro produttore di servizi, ha la sua specificità, in termini di location, standard qualitativo, rapporti umani, target di riferimento; tuttavia una sana politica commerciale, in un mercato in continua evoluzione e senza più stabilità e certezze, non può prescindere dalla diversificazione dei canali di vendita: il proprio sito web (meglio se anche mobile) con tanto di booking engine, nelle traduzioni che riteniamo più opportune, le OTA che ci danno maggiore soddisfazione, i Tour operator che operano nei mercati internazionali ritenuti più interessanti, una rete di agenzie di viaggio, profili da monitorare e gestire sui social network, insomma un piano marketing che individui un mix di azioni e una rete di vendita diversificata, tale da colmare defaillance inaspettate.

Insomma, intermediazione vs disintermediazione = diversificazione.

Fonte (di ispirazione): Booking blog.


Commentate pure, meglio però se non siete d’accordo

domenica 11 marzo 2012

Toscana in rete 2.0, rete in Toscana 0.2



Conquista la prima pagina del Tirreno domenicale (cartaceo dell'11.03.2012 oppure qui) l’inchiesta dei lettori promossa dal quotidiano toscano sulla lentezza della rete.
Un test fatto direttamente dagli utenti grazie a speedtest, in varie località della regione, denuncia una situazione difficile per l’adsl veloce, anzi in certe aree l’adsl nemmeno arriva, nonostante i dati ufficiali parlino del 96% di copertura e contratti che promettono 7 mega.
Specifica il giornale che “naturalmente si tratta di stime che se non hanno il crisma della scientificità, hanno almeno il pregio dell’omogeneità.” […] Però “il risultato di questo esperimento casalingo è desolante, soprattutto se si tengono a mente le parole del presidente Enrico Rossi, i cui dati parlano di una regione coperta al 96% da Internet a 7 mega: il governatore punta ad arrivare alla copertura totale a 20 mega entro il 2015 e a 30 mega entro il 2020.


Tuttavia, si parte da premesse che vedono misurazioni di velocità in download a 0,16 Mb/s da un utente di Collesalvetti o di 0,63 Mb/s da utenti di Bagno di Gavorrano, Viareggio e Altopascio oppure zone, per lo più frazioni, che si affidano alle chiavette: l’articolo fa riferimento a Collesalvetti, Palaia, Riparbella, Pescia.
Conclude l’articolo con una speranza “Il Corecom (comitato regionale per le comunicazioni sulla banda larga) pubblicherà online una mappa dove verranno riportate, territorio per territorio, anche le dichiarazioni degli operatori e i cittadini potranno confutarle. Sempre che riescano ad aprirla sul pc…”.

La situazione della rete così descritta appare ancora più sconfortante se la affianchiamo alla campagna di comunicazione promossa massicciamente online dal 2010 dalla regione Toscana: “Voglio Vivere Così”, i servizi web e mobile, il social media team e il monitoraggio dei social network, il portale del turismo, il Tuscany+ (l’app per Iphone di Augmented Reality) e così via.
Diventa quindi improbabile per un operatore, la cui struttura si trova in un’area senza banda larga, entrare nelle conversazioni stimolate nel web o, peggio, offrire la connessione al proprio ospite magari arrivato “attraverso” la rete.

Insomma la nostra regione si presenta come quegli studenti alle superiori a cui mancano le basi della scuola dell’obbligo.

Commentate pure, meglio però se non siete d’accordo

domenica 4 marzo 2012

Innovando



Secondo uno dei più classici luoghi comuni, l’Italia è un popolo di "santi, poeti e navigatori” oppure, più in generale, di gente dotata di fantasia, che poi accomuna tali appellativi.
Peccato che però questa innata fantasia spesso e volentieri resta solo una potenzialità: basti guardare come le azioni dell’attuale governo per l’uscita dalla crisi siano più ragionieristiche che di grande creatività, oppure al sempre basso ammontare di investimenti, pubblici o privati, in ricerca e innovazione, facce della stessa medaglia. Del resto la genialità, perché non rimanga semplice astrazione e si trasformi in qualcosa di concreto ed utile, ha necessità di strumenti e risorse, così come ne ha bisogno per essere stimolata e incoraggiata.

Un esempio importante è stato quello di Innovatori Jam svoltosi il 13 e 14 settembre dell’anno passato, il cui report è uscito ufficialmente nel mese di febbraio e che qui ripropongo.
Il Jam è stato un grande brain storming in rete organizzato dall’agenzia  per l’innovazione, IBM e Università Bicocca di Milano.
Diviso in 10 forum per altrettanti temi, il Jam ha chiamato “a raccolta” professionisti ed esperti di vari settori per fornire contributi fattivi e fattibili all’innovazione.
I numeri sono importanti per comprenderne la portata e la partecipazione collettiva: nelle 40 ore in cui la piattaforma è stata attiva si sono confrontate 2.500 persone per oltre 4.000 interventi, le visite sono state 12.775, 134.282 le pagine visitate con poco più di 10 minuti di permanenza media per visita.
I temi hanno svariato dall’informazione alle smart cities, dall’agenda digitale alle start-up, dalla ricerca all’accessibilità, con tanti collegamenti e trasversalità tra i diversi forum.

Un particolare riferimento va fatto, per ovvie ragioni, al turismo, e-commerce & e-tourism.
Tra l'altro, nel corso della discussione, è emerso un concetto ripreso in uno dei primi  post di questo blog, citando il ruolo delle regioni rispetto al booking: “La PA, le regioni nello specifico, prima di occuparsi del booking online, dovrebbero affrontare altri problemi di visibilità e selezioni dei contenuti, occupandosi prima dell’info-commerce e poi, solo in seguito, dell’e-commerce”.
Il risultato del forum è, invece, sintetizzato in sei possibilità operative:
  • Un servizio di poste italiane convenzionato con gli hotel per consentire ai turisti di consegnare al concierge i prodotti acquistati e trovarli a casa propria a un prezzo conveniente.
  • Creare un archivio nazionale delle etichette del vino italiano magari in OPEN DATA con un ID unico che identifica l'etichetta e magari un QRCODE per risalire subito a sito e informazioni (sarebbe utile anche per diminuire le contraffazioni);
  • Wikitalia, un wiki dell'italianità dove i vari scrittori prendono in cambio delle informazioni punti premio - Wiki Territoriale -
  • Sviluppo di piattaforme per la narrazione dei paesaggi in grado, attraverso l’uso delle mappe digitali, di aggregare dati provenienti dai più variegati sistemi di comunicazione presenti in rete e di distribuirli sulle mappe.
  • IVA ridotta per e-commerce.
  • Case history positiva e replicabile Friuli Venezia Giulia [progetto Interreg con Austria]: “il progetto ha lo scopo di mettere a punto tecnologie innovative, legate alle cartografie digitali, per la narrazione di luoghi in aree montane dove praticare sport, conoscere tradizioni, genti e culture”.

Tornando ai 6 punti, come cita giustamente l’estensore del report, quello che potrebbe (ma il condizionale è molto d’obbligo) essere messo in pratica nel breve termine è quello della riduzione dell’Iva sul’e-commerce, visto che, se allo sviluppo dell’e-commerce in Italia non contribuisce la nostra mentalità, potrebbe essere la convenienza a stimolarlo.

In Maremma invece va segnalato come il secondo punto sia, almeno in un esempio, già messo in atto: Poggioargentiera, infatti, nelle etichette dei propri vini indica il QRCode che rimanda alle relative schede nel sito web. Un sito particolarmente 2.0, dove i vini vengono presentati dall’azienda e commentati dagli utenti, dove esiste la possibilità dell’acquisto online, dove Gianpaolo Paglia anima le discussioni (anche in inglese) sul mondo del vino e aggiorna gli internauti sui propri prodotti, interagendo naturalmente anche su Twitter e Facebook. Un ottimo esempio di social marketing, che si basa soprattutto sulla qualità importante della produzione vinicola dell’azienda. Lo dimostrano i riconoscimenti che le sue etichette hanno nelle guide e riviste nazionali e internazionali di settore, oltre che naturalmente per esperienza personale. J

Perché le idee se non diventano azioni restano sogni, e perché le azioni senza idee sono solo incubi (cit. da Twitter).


Sotto il report completo di Innovatori Jam 2011, grazie a Officina Turistica.


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